lunedì 26 luglio 2010

L'anello di brillanti

Strano come le parole non vengano sempre. E' difficile, per me, parlare quando va tutto bene. Che mai dovrei dire? Uh, sì, sono una principessa e questa è la mia fiaba perfetta, orsù, invidiami, invidiami! In effetti non suona neanche male. Lo farò. Ma la prossima volta.
Ancora una volta scendo in campo per parlar male, senza troppa voglia di infiocchettare le cose. Per quanto adori sbattere in faccia alla gente tutto ciò che mi va bene, preferisco ancora farlo dal vivo, e gustarmi tutte le sfumature di colore e di espressione dei visi. Che goduria. Che stronza sadica.
Forse proprio atteggiamenti del genere stanno alla radice del mio problema. Di quello di cui mi voglio lamentare adesso. Un giorno, probabilmente, saranno le mie lamentele a pagarmi l'affitto, quindi, miei sfortunati lettori, adattatevi e puppate.
Mi diverte essere cinica. Da pazzi. Ho recitato questo ruolo, che io ricordi, dai 12 anni in su. E mi ci sono crogiolata voluttuosamete (sempre che il crogiolarsi possa essere voluttuoso).
Mi diverte fare la femminista vecchio stampo, anche. Modello Valerie Solanas. Cazzutissima. Estremista. Certi uomini hanno delle reazioni fantastiche. Si potrebbe girare un film solo con le loro espressioni facciali. Sarebbe un capolavoro. Campione d'incassi al botteghino.
Amo spregiudicatamente giocare a fare Dio. Non a caso adoro The Sims, e mi chiamo-perché il resto del mondo a ragione si rifiuta di farlo- Dr. Manhattan.
Questo è il personaggio che mi porto dietro. Questo è ciò con cui mi diverto a mettere in fuga il superfluo. E' un gioco. Politically incorrect. Just for fun.
C'è chi da bambino giocava ai pompieri, ai poliziotti, alle principesse o my little pony. Io giocavo alla saccente-so-tutto-io. Mi riusciva decisamente meglio, e forse mi schermava di più.
Ora non siamo più ai giardinetti, con le Barbie e le macchinine, ma le nostre corazze, i nostri personaggi, ce li portiamo ancora dietro. La differenza è adesso si dovrebbe saper vedere anche cosa c'è sotto, o almeno intuirlo. Alla fine, non siamo poi così diversi.
Quando avevo tre anni-forse più, forse meno-adoravo La Sirenetta. Ignoravo volutamente il fatto che nella versione originale della fiaba lei venisse tramutata in schiuma del mare, e nella mia personalissima versione del racconto salvava il principe dall'annegamento. Un tocco di emancipazione femminile qua e là. Ma era pur sempre una principessa. Anzi, una cimpetessa, come dicevo allora. E aveva il suo cimpete.
Non so quanto io sia cambiata da quando facevo questo gioco. La base è sempre la stessa. La corazza però si è fatta più spessa. In fondo, in certi momenti mi ha fatto comodo così.
Ciò che mi dà fastidio, invece, ciò che mi fa incazzare, è questo: che molte persone si fermino lì, alla buccia. Persone che mi conoscono da poco, persone che mi conoscono da anni. Si fermano al personaggio.
Ma il personaggio, mio gentile pubblico, non è piatto. Achille mi annoiava a morte. Ettore, già più variegato, mi catturava.
E' facile voler vedere solo una faccia delle cose, farne uno stereotipo, magari.
Io non dovrei saper cucinare.
Io non dovrei piangere mai.
Io non dovrei essere femminile.
Io non dovrei portare scarpe col tacco.
Io non dovrei andare a ballare.
Io non dovrei fare l'amore, dovrei scopare.
Queste, comunque, sono poche solo poche frasi, semplici, buttate lì. Un'idea vaga di come può essere o no una persona. Ma le persone non sono un nome, né un personaggio, né una definizione. Se possiamo ruotare a 360°, un motivo c'è. E una cosa non la saprai mai per certo finché non l'avrai chiesta, vista, vissuta.
E comunque, devo smetterla di guardare Sex & The City.

2 commenti:

  1. Invece, vestita da donna (:P) stai benissimo.
    http://www.facebook.com/photo.php?pid=290609&id=100000363766990
    Curioso sulle scarpe col tacco ;)

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  2. oddio. La foto che NON avrei voluto prendere come esempio!

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