domenica 22 novembre 2009

Il bambino aspetta il treno

Sono alla stazione di Compiobbi.
Aspetto il treno.
Ho appuntamento con Jacopo per andare al cinema, già so che mi farà aspettare.
Infatti rimarrò dieci minuti da sola davanti alla farmacia in Santa Maria Novella. Come da copione.
Il binario è invaso dai boyscout, con la loro bandierina col ratto-no, non ho idea di quale animale dovrebbe rappresentare veramente, per me è e rimarrà un ratto.
C'è una ragazza con un bambino piccolo, un turacciolo di bottiglia in giacca a vento.
L'ha portato lì perché vuole vedere i treni.
Ne passa uno. Va ad Arezzo.
"Vuoi che aspettiamo anche quell'altro? E' fra dieci minuti".
Quando ero piccola e andavo a Pisa da mia nonna mi portavano a vedere le oche. E delle oche ho parlato anche nella mia tesina di maturità, tra le altre cose. Sarà che porto il nome di un'oca.
"Quanto manca?"
"Dieci minuti".
Mi ricorda Jacopo, che ha perso un anno di scuola per giocare a fare l'aviatore, giocando alle simulazioni di volo giorno e notte. Sarà qualcosa di tipicamente maschile-penso-quest'attrazione mistica per i grossi mezzi di trasporto.
Un giorno questo bambino farà un viaggio, e farà una testa come un pallone a una sua amica su come funzioni il motore di un treno. Già me lo immagino.
"Quanto manca?"
"Sei minuti".
"E adesso?"
"Ancora sei minuti".
L'impazienza. E' così evidente nei bambini, ci fa quasi sorridere a volte, e molto spesso fa snervare. Crescendo si dà per scontato di essercene liberati, in qualche modo, almeno di quella forma così insistente, pressante, petulante. Eppure è sempre lì, possiamo provare a nasconderla, ma c'è.
"Quanto manca?"
"Quattro minuti".
Sembrano un'eternità, vero? Mi sembra di dover aspettare una vita perché arrivi questo treno, qui, su questo maledetto binario pieno di boyscout con la bandierina con il ratto e gli zaini.
Che buffo. Possibile non riuscire ad aspettare quattro minuti per un treno, dopo aver aspettato ventiquattr'ore al giorno per giorni e giorni, tutti i giorni, sapendo che si tratta di un'attesa che tende all'infinito? Non è ironico?
"Quanto manca?"
"Tre minuti".
Come funziona il tempo? Come lo percepiamo?
Perché ci risulta così difficile aspettare per un tempo così breve a volte?
A volte si ha la sensazione che allo scadere dei tre minuti il cielo ci debba schiantare addosso. Il sangue che scorre nelle vene fa male, lo stomaco si contrae, le ginocchia si piegano. A volte succede così.
Aspetto.
Cosa?
Che il tempo passi.
Vorrei che scorresse il più velocemente possibile, eppure quando mi rendo conto che è proprio quello che fa vorrei afferrarlo con entrambe le mani, fermarlo, stringerlo, rigettarlo indietro, indietro, indietro.
Ma è come voler fermare l'acqua di un ruscello aggrappandocisi con le sole mani. Non ha senso.
Aspetto che il tempo passi.
Non è troppo tardi.
E' incredibilmente presto.
Il treno arriva al binario 2. Salgo.

2 commenti:

  1. E' un piacere rileggere qualcosa di tuo ;-)

    Il tempo è una convenzione umana, quindi è fallace come noi mortali. La sensazione dello scorrere del tempo è soggettiva, la riscopriamo di giorno in giorno e, ironicamente, di momento in momento. Forse riusciremo a comprendere il tempo quando comprenderemo lo spazio (spazio in senso fisico, non quello stellare), da cui il primo discende. Almeno secondo l'attuale "credenza" scientifica, dato che a mio parere, tutto è mutevole, pure il tempo.
    Tutto questo a mio modo di vedere, che può essere considerato eresia e provare il desiderio di bruciarmi sul rogo xD ma questa è un'altra storia.

    PS
    Da bambino, mio nonno, mi portava a vedere i treni. Lui era una specie di buon dittatore in casa, però suo nipote era riuscito a intenerirlo a tal punto da portarlo tutti i giorni, a follonica, a vedere passare almeno uno o due treni. Forse l'età l'aveva intaccato, però ricordo in maniera stupidamente chiara quei momenti futili. Si cade sempre sullo stesso discorso, come mai ricordiamo in maniera chiara certi momenti ed altri quasi li cancelliamo o li modifichiamo? Per la psiche? Secondo me non solo, ma sono punti di vista :D

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  2. L'anziana madre di un mio caro amico diceva: "il tempo vola figlio mio, son certi pomeriggi che non finiscono mai" .

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