lunedì 9 novembre 2009

Lettera d'Amore

"Alla sua donna"
Cara beltà che amore
Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,
Fuor se nel sonno il core
Ombra diva mi scuoti,
O ne’ campi ove splenda
Più vago il giorno e di natura il riso;
Forse tu l’innocente
Secol beasti che dall’oro ha nome,
Or leve intra la gente
Anima voli? o te la sorte avara
Ch’a noi t’asconde, agli avvenir prepara?

Viva mirarti omai
Nulla spene m’avanza;
S’allor non fosse, allor che ignudo e solo
Per novo calle a peregrina stanza
Verrà lo spirto mio. Già sul novello
Aprir di mia giornata incerta e bruna,
Te viatrice in questo arido suolo
Io mi pensai. Ma non è cosa in terra
Che ti somigli; e s’anco pari alcuna
Ti fosse al volto, agli atti, alla favella,
Saria, così conforme, assai men bella.

Fra cotanto dolore
Quanto all’umana età propose il fato,
Se vera e quale il mio pensier ti pinge,
Alcun t’amasse in terra, a lui pur fora
Questo viver beato:
E ben chiaro vegg’io siccome ancora
Seguir loda e virtù qual ne’ prim’anni
L’amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse
Il ciel nullo conforto ai nostri affanni;
E teco la mortal vita saria
Simile a quella che nel cielo india.

Per le valli, ove suona
Del faticoso agricoltore il canto,
Ed io seggo e mi lagno
Del giovanile error che m’abbandona;
E per li poggi, ov’io rimembro e piagno
I perduti desiri, e la perduta
Speme de’ giorni miei; di te pensando,
A palpitar mi sveglio. E potess’io,
Nel secol tetro e in questo aer nefando,
L’alta specie serbar; che dell’imago,
Poi che del ver m’è tolto, assai m’appago.

Se dell’eterne idee
L’una sei tu, cui di sensibil forma
Sdegni l’eterno senno esser vestita,
E fra caduche spoglie
Provar gli affanni di funerea vita;
O s’altra terra ne’ superni giri
Fra’ mondi innumerabili t’accoglie,
E più vaga del Sol prossima stella
T’irraggia, e più benigno etere spiri;
Di qua dove son gli anni infausti e brevi,
Questo d’ignoto amante inno ricevi.

-Giacomo Leopardi, Canti

Oggi ripongo il mio ditino moralizzatore nella tasca, per una volta. Che non ci facciate l'abitudine, sia ben chiaro.
Ma oggi, che dire, mi sento così.
Oggi voglio scrivere una lettera d'amore. Così. E perché non dovrei, in fondo?
L'ho fatto molte volte, e oggi voglio farlo di nuovo.
Prima che venga il Natale, con tutti i giramenti di scatole che comporta, e i nervi a fior di pelle. Devo farlo adesso, prima che questa sensazione scappi via.
Oggi mi sento così.

Ieri notte mi sono affacciata alla finestra di camera mia.
Erano le due e mezzo, forse le tre di notte.
Dalla mia finestra non si vede granché, lo sai. Solo un pezzo di colle e un pino marittimo che copre tutto il resto, un po' come l'ermo colle e la siepe del Leopardi.
L'aria era gelida, penetrante, aria notturna, aria già quasi invernale.
Ho alzato lo sguardo. Il cielo era limpido, tranne che per qualche nuvoletta che pareva fatta di cotone. Un cielo così non lo vedevo non so da quanto.
Ho visto le stelle. Puntini bianco platino su uno sfondo nero, come piccole punte di ghiaccio immerse nell'aria gelata. Sono splendide, lo sapevi?
Faceva molto freddo, quel tipo di freddo che ti penetra sotto la pelle, strato dopo strato, e ti arriva alle ossa, le avvolge, le congela, le sgretola quasi. Ogni centimetro della mia pelle esposto a quell'aria era come trafitto da spilli sottilissimi, migliaia di spilli. Che bella sensazione.
Da dove viene tutto questo calore? E' un fuocherello scoppiettante, che viene da dentro il mio petto, sepolto in un cantuccio piccolo e sicuro.
Ho inspirato una boccata profonda di quell'aria tagliente, e poi un'altra, e un'altra, e un'altra ancora. Mi sento felice, stanotte. Sai cosa significa?
Voglio raccogliere un po' di gelo, di questo gelo magico, incantato, da fiaba quasi, così simile a quello che doveva esserci nel mondo della Fata di Zucchero, raccoglierlo dentro di me, congelare questa sensazione mistica, e portarla sempre con me, ovunque io vada. Congelare questo momento di vera felicità.
Sono mai stata felice? A guardare le cose da qui davvero non saprei dirlo.
Sì, so che devo essere stata felice in qualche momento, ma non credo di essermene mai veramente accorta. Nessuno se ne accorge mai.
Non credo di aver mai detto "sono felice" prima d'ora.
Non ti sembra strano che lo stia dicendo proprio adesso?
Tu sei a casa tua. Ti immagino nel tuo letto, mentre dormi, fragile, completamente esposto. Bello. Magari non sei da solo.
Magari adesso stai facendo l'amore con lei, proprio mentre scrivo queste parole.
Che strano. Strano come le cose cambino. E cambieranno di nuovo, sia per me che per te.
Tu mi dici di non essere speciale. Non capisco davvero come tu faccia a non accorgertene.
Guardami. Guarda quello che sto facendo.
Ti ricordi quella notte, qui, a casa mia, quando ho pianto, così tanto da non riuscire nemmeno più a parlare? Ti ricordi, non sono riuscita a dire una parola fino al giorno dopo. E anche allora i suoni che producevo erano borbottii sommessi, fiochi. Ci sono volute ore prima che riuscissi a dire vere parole.
E ti ricordi di come mi agitavo, come incespicavo, inciampavo nelle parole quando cercavo di dire qualcosa, qualcosa di importante, e mi arrabbiavo, come una bambina, perché non ci riuscivo. E tu mi dicevi "Dillo con parole tue".
Ora quelle parole le ho trovate. Mi ci è voluto molto, troppo tempo. Ma le ho trovate. I miei pensieri accartocciati si sono distesi, mi scorrono davanti agli occhi distintamente. E io li leggo. E poi li scrivo. E sei tu, soltanto tu, che emergi. Tu, che credi di non essere speciale.
Mi ci è voluto non solo sudore, non solo lacrime, ma anche sangue, il mio sangue, per riuscire a vedere chiaramente, per riuscire finalmente a comunicare, comunicare davvero. E sto ancora pagando questo sforzo.
Mi dici che ci ho impiegato troppo tempo, ed hai ragione. Ormai te ne sei andato.
Ma non mi puoi chiedermi di far cessare tutto questo, perché non posso.
Sai cosa scrisse Shakespeare?
Mercutio: Smetti di pensare a lei.
Romeo: Sarebbe come smettere di pensare.

Come sto diventando romantica. Non posso fare a meno di ridere quando ci penso. Te lo saresti mai aspettato da me? Io ti giuro di no.
Eppure tutto questo era là, compresso nel mio petto, se ne è uscito con tanta fatica, non posso ricacciarlo dentro. E sei sempre tu.
E allora vai, vivi, innamorati, divertiti, goditi il mondo. Io ci sarò, se avessi bisogno. E se per un attimo, anche solo un attimo, ti dimenticherai chi sei, leggi le mie parole. Sei speciale.
Dalla tua micetta, ora e sempre sul tetto, a guardare nel Sole.

3 commenti:

  1. oh marti se continui così l'anno prossimo ti dovrò studiare nel libro mio di letteratura!

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  2. quell' "ora e sempre" mi inquieta alquanto!

    superato ciò, beh, noto con piacere (?) o meglio, noto con discreta meraviglia che la marti col golfino blù ed i cerchietti d'oro alle orecchie è cresciuta e sta rivendicando il suo ruolo...;)
    tu continua a schizzare l'acqua marina, la muraglia di sabbia è di mastodontica fragilità...

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  3. In questo momento vorrei essere lui.

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