mercoledì 3 marzo 2010

A bocca chiusa non ha mai preso nulla nessuno

La ragione è questa, che tale era la nostra antica natura, e che noi eravamo interi: ed è dunque la tendenza e la corsa verso la totalità che ha nome amore.
Aristofane, Platone, Simposio

Sento il battito del suo cuore sotto l'orecchio. Non capisco bene per quale motivo mi piaccia tanto. E' un fatto normalissimo. Eppure mi fa sorridere, e mi verrebbe voglia di gridare: "Ti batte il cuore!". Tutte le volte. Come se fosse un miracolo.
Mi sento così bambina a pensarci.
Se gli batte il cuore significa che è vivo. Se gli batte il cuore e io lo sento significa che esiste.
Sto con l'orecchio appoggiato al suo petto ed ascolto. Il suono è abbastanza regolare, rassicurante, il corpo emana calore. Non c'è nulla di straordinario in tutto questo, ma mi fa star bene.
Il Tempo potrebbe correre velocissimo, oppure essersi fermato. Non si vede da qui. Vedo soltanto una scrivania e una parete bianca. Sento solo il battito di un cuore e due respiri.
Che quiete. Non mi capita mai di starmene così. Il cervello vorrebbe pensare frasi criptate, vorrebbe costruire delle impalcature che descrivano tutto questo. Ma non ce la fa. Non questa volta. La mente corre veloce, più di se stessa, e smantella intere proposizioni sostituendo loro poche parole semplici, che non hanno bisogno di altre che le seguano. Piccole cose che dicono tutto.
All'università ci insegnano a non pensare alla superficie corporea solo come ad un confine, ma come a ciò che sta a contatto con tutto il resto, tutto quello che c'è all'esterno. Tutto quello che è al di fuori di me. Senza il quale nemmeno esisterei. Non siamo in grado nemmeno di pensare a noi stessi separati da qualunque altro elemento costituente il nostro mondo, nel vuoto totale, nell'assenza di materia. E quindi adesso, in questo momento, voglio usare la maggior quantità possibile della mia persona per sentire questo corpo e questo calore, che forse non hanno niente di particolare, niente di speciale, niente di realmente diverso da altri, ma riescono a farmi stare bene. Punto.
Tutto scorre fluido dentro di me adesso, tutto è estremamente chiaro. Il calore si diffonde alla stessa velocità del pensiero, mi invade un po' alla volta, ma intensamente. Sento come delle piccole fiammelle accendersi su di me, prima sulle dita dei piedi, poi a risalire su per le gambe, e poi nel petto, nella gola, nel naso, sulle gengive tra dente e dente. Incredibile quanto sia precisa questa sensazione.
Sto qui distesa e penso tutto questo, muovendo appena un piede, e accarezzando con una mano. Mi domando come faccia tutto ad essere così limpido proprio adesso, come mai a volte mi affiorino nella mente immagini tanto particolari senza nemmeno rendermene conto, come lo spazio tra i denti in fiamme e il pepe nero nel naso. Chissà da dove vengono certe cose. E ovviamente non funzionano a comando.
Adesso lasciamo questa isola di immobilità. Il tempo rallenta, o riprende a scorrere, non lo so. Non si vede da qui.
L'abbraccio di prima si spezza e le mani cominciano a scorrere. La superficie corporea non è un semplice confine. Voglio usarne il più possibile per sentire questo calore.

Nota di postfazione
E' stato particolarmente difficile scrivere questo pezzo. Di solito sono molto più veloce e molto più fluida. Non saprei giudicare quanto sia chiaro o corretto quello che è venuto fuori. Ieri pomeriggio, mentre vivevo la situazione sopra descritta, le parole che avrei voluto usare per raccontarla si susseguivano nella mia mente alla perfezione, estremamente efficaci e precise. Ma ovviamente si è perduto tutto col disperdersi dell'emozione che le aveva partorite. Ricostruire quei pensieri a freddo non mi è risultato affatto semplice come credevo. Lascio che siano altri a dire se ho compiuto la missione o ho fallito.

Nessun commento:

Posta un commento